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Disturbi dell'udito e pubertà

Evento informativo del gruppo di lavoro Krisalide con Irene Eckerli in Ticino

Il 2 maggio 2022 si è tenuto un primo evento informativo sul tema della pubertà e dei problemi di udito. Un secondo incontro ha avuto luogo a Bellinzona il 26 settembre, anch’esso organizzato dal gruppo di lavoro Krisalide (ATiDU, FSS, Pro Infirmis e ASGBA), al quale ha partecipato come relatrice Irene Eckerli.

Irene Eckerli, psicologa nel campo dei disturbi dell’udito al Centro per l’udito e il linguaggio di Zurigo, ha dedicato la seconda serata alle questioni legate alla vita lavorativa. Quali sono le sfide che devono affrontare gli adolescenti audiolesi nella vita lavorativa, qual è la loro situazione e come può il loro ambiente sostenerli in maniera adeguata?

La difficoltà uditive sono un fattore di rischio per l’integrazione di un giovane in seno alla famiglia, nella scuola e non da ultimo sul posto di lavoro. Gli attori coinvolti devono avere ampie conoscenze dei problemi dell’udito, per poter reagire in modo corretto in situazioni difficili. Gli adolescenti audiolesi vogliono essere alla pari dei loro coetanei e per quanto possibile non apparire diversi dagli altri.

 

L’uso degli ausili acustici

Sulla base di un esempio pratico, Irene Eckerli ha discusso con i presenti il caso di un giovane audioleso che, di punto in bianco, rifiuta di portare gli apparecchi acustici. Come si gestisce una situazione del genere? Le opinioni dei presenti sono divergenti. Mentre per alcuni è chiaro che gli apparecchi acustici devono essere in ogni caso indossati, altrimenti a scuola si rischia di non poter sentire tutto, altri sono piuttosto scettici e ritengono che il giovane dovrebbe poter decidere da sé. Questa situazione fa capire quanto ardue possano essere le sfide anche per chi vive con un giovane che soffre di problemi d’udito.

I genitori e gli specialisti devono sostenere i giovani interessati a chiarire la questione dell’identità per sé stessi. Per che cosa indosso apparecchi acustici, chi sono io, chi voglio essere? Secondo Irene Eckerli è utile scoprire per quale ragione, improvvisamente, l’adolescente non vuol più far uso dei mezzi ausiliari. Che cosa è successo? Si sono verificate particolari situazioni a scuola, in classe, che lo hanno indotto a una simile decisione? È possibile sollevare la questione con la scuola e chiedere maggiore sensibilità nei riguardi del compagno audioleso?

 

Curare la diversità

La diversità dovrebbe essere affrontata in misura maggiore a scuola – noi tutti siamo diversi e buoni così come siamo. Oggi l’integrazione dei giovani viene troppo spesso misurata unicamente sulla base dei voti. A ciò si aggiunge che generalmente essi si muovono in un ambiente di normoudenti e il giovane audioleso non conosce adulti che come lui fanno uso di ausili acustici. Vi sono bambini convinti che, una volta cresciuti, non dovranno più utilizzare apparecchi acustici, dal momento che i loro genitori non ne fanno alcun uso. Sul tema, genitori e specialisti hanno bisogno di molta preparazione e informazione.

La convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD dell’ONU), la legge sui disabili (LDis) e il concordato svizzero sulla pedagogia speciale dicono che tutti hanno diritto di partecipare alla formazione e al lavoro, come anche alla protezione contro la discriminazione.

 

L’integrazione nella pratica

Un sondaggio tra giovani audiolesi ha dimostrato – riferisce Irene Eckerli – come per questi giovani l’integrazione sia insufficiente. Al momento i loro desideri e le loro capacità incontrano poca considerazione. Sarebbero necessari più professionisti specializzati in problemi dell’udito nei luoghi preposti, ad esempio gli uffici dell’assicurazione invalidità (AI). Anche il Job-coaching è una pratica troppo poco utilizzata. L’adolescente con problemi dell’udito è spesso abbandonato a se stesso e raramente si ribella.

Sono molti gli ostacoli che si presentano al giovane proprio durante la formazione e che è possibile ridurre con misure adeguate:

– Garantire l’udito e la comprensione sul posto di lavoro

– Utilizzare ausili tecnici di supporto (per es. impianto FM)

– Garantire l’accesso alle informazioni

– Dimostrare fiducia al giovane ed evitare qualsiasi forma di discriminazione

– Vegliare che il giovane abbia colleghi di lavoro e non sia sempre da solo (per es. durante la pausa di mezzogiorno)

– Promuovere i contatti sociali durante l’apprendistato: ci vogliono amici con i quali poter verificare se si è capito tutto durante la lezione

Per i giovani audiolesi, possono rivelarsi difficoltose le seguenti situazioni:

– partecipare a riunioni

– telefonare

– lavorare in gruppo

– seguire una formazione continua

– i rumori in generale

 

A detta di Irene Eckerli, le persone di riferimento dovrebbero chiedere agli apprendisti come stanno e se le misure di sostegno a loro disposizione sono sufficienti. È forse questa la ragione per il malessere che emerge durante l’apprendistato? In tal caso possono essere adattate in modo corrispondente le condizioni di lavoro.

 

L’importanza degli amici

Da un sondaggio tra i giovani interessati nell’integrazione è emerso che spesso sono soli. Di solito il loro desiderio di avere amici migliori non si è realizzato. Mentre alla scuola materna i più piccoli sono ancora piuttosto integrati, i bambini con problemi di udito crescendo sono più a disagio con l’integrazione. Spesso si sentono esclusi, soprattutto durante le pause o sul mezzogiorno. I bambini e i giovani con problemi d’udito non riescono a capire circa un quarto di quanto viene detto e per questo, oltre alle materie scolastiche, spesso perdono anche importanti occasioni di interazione sociale. È quindi importante aiutare i giovani audiolesi a farsi degli amici.

Con un atteggiamento positivo nei confronti della diversità, gli insegnanti in classe contribuiscono molto a che le alunne e gli alunni con problemi di udito si sentano bene. Occorrono anche genitori bene informati, che sappiano sostenere il loro figlio, e insegnanti impegnati con un atteggiamento appropriato. In tal modo, questi bambini imparano fin dall’inizio ad accettare la loro disabilità uditiva e a partecipare con sicurezza all’insegnamento.

Dal canto loro, i genitori devono informarsi presso i servizi di consulenza dell’AI, acquisire conoscenza circa i diritti dei loro bambini audiolesi, così da poterli aiutare il meglio possibile in presenza di situazioni difficili. Essere presenti per il proprio figlio durante il difficile periodo della pubertà, mantenere il contatto con lui e dialogare, anche se il ragazzo preferirebbe starsene da solo nella propria camera. Dedicargli tempo e comprensione in questa fase della vita.

Per i giovani con un problema di udito, la ricerca di una professione richiede molto tempo. Durante un tirocinio d’orientamento si presenta la questione di quanto onestamente parlare della propria difficoltà uditiva. La si dovrebbe citare o meno quando ci si candida a un posto? Su questo tema le opinioni dei partecipanti divergono, eppure la conclusione è: i giovani con difficoltà uditive devono assumere consapevolezza di sé e del loro handicap, essere spontanei e, soprattutto, conoscere e far valere i loro diritti.

 

Le sfide al liceo

Per Irene Eckerli, la situazione nei licei della Svizzera non è delle migliori per i giovani audiolesi. Spesso gli ambienti scolastici presentano una cattiva acustica. Mancanza di tattica della comunicazione (strategie per la gestione delle situazioni di comunicazione) come pure ascoltare, leggere e prendere appunti contemporaneamente rendono complicata l’intera faccenda. A volte, per sentirsi meno isolati, essi nascondono anche interamente le loro difficoltà uditive. Il problema più grosso è dato dalla pressione per la prestazione e le troppe informazioni che bisogna elaborare in brevissimo tempo. I licei sono poco disposti a rispondere alle esigenze dei giovani audiolesi.

 

Le possibili soluzioni

Al termine della sua relazione, Irene Eckerli ha presentato i possibili approcci per agevolare la quotidianità dei giovani con difficoltà di udito:

– Nessuna discriminazione, comportamento trasparente con il problema dell’udito

– Compensazione degli svantaggi in forma scritta (per es. concedendo più tempo agli esami)

– Predisporre misure di sostegno (interpretazione scritta o della lingua dei segni)

– Offrire un contatto con adulti audiolesi in qualità di mentori

– Sensibilizzare il corpo insegnante sul tema da parte di specialisti

 

Occorrono molta tranquillità e riposo per evitare stress inutile. «Siamo ancora molto lontani dal dichiarare sul posto di lavoro: sono debole d’udito», chiosa Irene Eckerli. Sviluppare la capacità di superare le proprie debolezze – un obiettivo ambizioso, per il quale i giovani audiolesi contano sul nostro sostegno.

Alcune impressioni del incontro a Bellinzona